Articoli pubblicati da Vanity Fair
Quando quasi 10 anni fa sono stato contattato da Vanity Fair e ho iniziato a scrivere (My Family Goes To Auckland, il blog) volevo che fosse come un ritrovo tra amici, una sorta di tavola imbandita attorno a cui ritrovarsi. Il piacere di stare insieme anche quando non si può perché magari si è a distanza, lontani. Voleva essere quel momento del matrimonio quando i ragazzi tolgono le giacche e allentano le cravatte e le ragazze rimangono a piedi nudi. Il momento in cui la condivisione della propria vita con qualcun altro fa ridere, o piangere i presenti.. ma perché si è contenti. Volevo che fosse un viaggio per tutti: per chi è troppo pigro e dice sì, ma poi non ci riesce, per chi vorrebbe, ma non ne ha il coraggio alla fine. Per tutti quelli che sono viaggiatori, perché la loro testa viaggia così tanto che sono sempre stanchi. Per giovani e meno giovani, per famiglie e avventurosi avventurieri, insomma, proprio tutti… Perché di un viaggio non è importante dove andiamo, ma il modo in cui percorriamo la strada. Perché una fotografia non è solo il soggetto, ma quello che riusciamo a vedere fuori dal quadro.
Prendete la mappa e cercate il vostro “da qui si vede”.